Onorevoli Colleghi! - Il regolamento di cui al decreto del Ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione economica 24 maggio 1999, n. 228 (emanato in attuazione dell'articolo 37 del decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58) ha introdotto nel nostro ordinamento una nuova figura di fondo comune d'investimento denominato «fondo speculativo».
      In particolare l'articolo 16 del citato regolamento detta alcune regole di carattere generale demandando poi alla Banca d'Italia il compito di definirne più compiutamente gli aspetti operativi.
      L'Italia rappresenta uno dei primi Paesi dell'Unione europea ad aver espressamente disciplinato l'industry. A far data dall'emanazione dei provvedimenti regolamentari (il citato regolamento nonché il provvedimento della Banca d'Italia 20 settembre 1999, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 230 del 30 settembre 1999, poi sostituito dal provvedimento della Banca d'Italia 14 aprile 2005, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 109 del 12 maggio 2005), il mercato italiano è stato caratterizzato da un forte interessamento al prodotto. Si è così assistito al proliferare di iniziative imprenditoriali nel settore, alla creazione di diverse società di gestione del risparmio (SGR) di tipo «speculativo» ed alla istituzione ed approvazione - ad oggi - di oltre 40 fondi hedge di diritto italiano.
      Attualmente si rileva dunque un crescente interesse da parte del mercato e degli operatori finanziari sia alla istituzione dei fondi speculativi sia all'emissione ed alla sottoscrizione di strumenti finanziari collegati a tali fondi; a tal proposito, appare quantomai necessario ed opportuno un intervento del Legislatore che possa coniugare le istanze del mercato con il rispetto dei princìpi di trasparenza, liquidità e certezza del valore delle quote.
      Dall'esame del citato regolamento e del successivo provvedimento della Banca

 

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d'Italia emergono i seguenti aspetti caratterizzanti la struttura e l'operatività del «fondo speculativo»:

          l'«esclusività» dell'oggetto della SGR che istituisce o gestisce fondi speculativi;

          l'ammontare minimo di sottoscrizione di ciascuna quota pari a 500.000 euro;

          il numero massimo di partecipanti al fondo pari a 200;

          il divieto di sollecitazione all'investimento per quanto concerne il collocamento delle quote del fondo;

          il divieto di frazionamento delle quote;

          la massima autonomia negoziale nella definizione delle strategie di investimento e delle tecniche di operatività, consistenti nella possibilità di operare investimenti in deroga ai limiti e ai divieti previsti dalla Banca d'Italia (cosiddette norme prudenziali di contenimento e frazionamento del rischio). In particolare permane la possibilità di effettuare vendite allo scoperto, facendo uso della leva finanziaria nonché di investire in strumenti finanziari derivati su qualsiasi mercato.

      In generale le creazione dei fondi speculativi (hedge funds, nel lessico internazionale) va ricondotta alla costante innovazione dei mercati e dei prodotti finanziari. Sviluppatisi inizialmente nel mercato statunitense, attualmente si assiste anche in Europa alla crescita di mercato per tali fondi con un incremento annuo stimato in circa 50 miliardi di euro.
      Nonostante il crescente interesse cui si è accennato, deve rilevarsi che all'istituzione di tali fondi non ha fatto seguito un significativo aumento della «raccolta» a causa di una serie di fattori causali:

          il limite minimo di sottoscrizione (ingresso) elevato e l'«esiguo» numero massimo di sottoscrittori;

          il divieto normativo di «frazionamento» delle quote che rendono (almeno a livello interpretativo) impossibile l'inserimento delle stesse nelle gestione di patrimoni individuali;

          l'attuale impossibilità - dichiarata dalla Banca d'Italia - di creare prodotti finanziari indicizzati ai fondi speculativi.

      I «vincoli» operativi sopra indicati troverebbero sostanzialmente motivazioni nelle seguenti rispettive considerazioni:

          i fondi speculativi «sono» prodotti ad elevato grado di rischio e pertanto «poco» adatti ad investitori non professionali o non adeguatamente qualificati;

          il divieto di frazionamento della quota non consente l'imputabilità della stessa in patrimoni gestiti di distinta titolarità;

          il limitato grado di trasparenza e di liquidità dei fondi non è compatibile con l'interesse di tutela del mercato mobiliare e degli investitori.

      In realtà, da un punto di vista economico, la maggioranza dei fondi hedge sul mercato presenta una bassa volatilità e rendimenti non correlati all'andamento dei mercati finanziari.
      A tal proposito è necessario sottolineare che la stessa denominazione di fondo «speculativo» scelta dal legislatore italiano per dare introduzione nell'ordinamento nazionale ai fondi hedge - che peraltro non coincide con la traduzione letterale del nome anglosassone: infatti un fondo hedge è anche e soprattutto un fondo con caratteristiche di «protezione» - si rivela fuorviante e dovrebbe essere più correttamente sostituito con una diversa accezione, quale ad esempio, «alterativo».
      Al contempo, il frazionamento della quota non violerebbe il principio di tutela del risparmiatore «non professionale»; le scelte di investimento sarebbero infatti effettuate da operatori qualificati. Pertanto sia SIM, che SGR o banche, specializzate nella gestione di portafogli individuali di investimento potrebbero acquisire quote del fondo speculativo e frazionarle in più patrimoni gestiti senza ledere la

 

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ratio di tutelare il risparmiatore/investitore non qualificato.
      Per quanto concerne l'attuale parere sfavorevole della Banca d'Italia all'emissione di prodotti finanziari «collegati» ai fondi hedge, sul presupposto che detti fondi non garantiscono un adeguato livello di trasparenza e liquidità, la soluzione che potrebbe risolvere gli obiettivi punti critici sottolineati dall'autorità di vigilanza, consiste nell'imporre specifiche condizioni di liquidità e trasparenza al fondo stesso. In sostanza, qualora le caratteristiche del singolo fondo speculativo fossero tali da superare (o comunque risolvere) i generali rilievi critici mossi in termini di «scarsa trasparenza» e «liquidità», il fondo stesso potrebbe agevolmente costituire il parametro di indicizzazione di altri prodotti finanziari strutturati, purché a capitale garantito.
      Si consideri poi che altri Paesi europei (Olanda e Spagna) sono già orientati in senso meno restrittivo e consentono attualmente, la creazione di prodotti finanziari collegati a fondi speculativi.
      La presente proposta di legge, con la quale si intendono ridurre i limiti attualmente previsti e introdurre nuovi requisiti a valere per particolari «utilizzi» dei fondi speculativi, avrebbe in particolare il pregio di:

          inserirsi in una fase di elevata liquidità del sistema bancario italiano (grazie, in particolare, agli effetti prodotti dalla normativa sullo «scudo fiscale»), con diversificazione delle forme possibili di investimento a tutela del pubblico risparmio;

          favorire una crescita del settore bancario e finanziario e dei suoi operatori;

          incrementare il gettito fiscale interno connesso alla tassazione dei proventi rivenienti delle diverse forme di investimento connesse ai fondi speculativi (tassazione sui proventi del fondo; tassazione sui proventi delle gestioni individuali alimentate dagli investimenti nei fondi speculativi; tassazione sui proventi dei prodotti finanziari indicizzati ai fondi speculativi).

      Alla luce di quanto precede, si ritiene che le possibili «vie di intervento» per la modifica della disciplina dei fondi speculativi devono esser indirizzate a:

          1) ridurre il limite minimo di investimento nei fondi speculativi e contestualmente aumentare il numero dei sottoscrittori. La soluzione proposta consiste: nell'innalzamento del numero massimo di sottoscrittori a 300 (ora 200), e nella riduzione a 250.000 euro (ora 500.000 euro) del limite minimo di investimento nel fondo per tutte le categorie di investitori;

          2) ammettere la possibilità di frazionamento delle quote nelle ipotesi in cui le stesse fossero acquisite da SIM, SGR, banche o da altri operatori abilitati al servizio di gestione di portafogli di investimento individuali (articolo 1, comma 5, lettera d), del testo unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria di cui al decreto legislativo n 58 del 1998 per essere immesse nei diversi patrimoni in gestione;

          3) rendere possibile l'emissione di strumenti finanziari indicizzati ai fondi speculativi a condizione che i regolamenti di tali fondi soddisfino specifici requisiti di trasparenza, liquidità e controllo dei fondi, normativamente prescritti, e purché tali nuovi strumenti finanziari garantiscano il rimborso del capitale alle rispettive scadenze.

 

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